NAPOLI – Dieci anni di mala ippica riassunti in un filmato di 30 minuti, una triste carrellata sulle politiche attuate da ministri, commissari e segretari generali che si sono succeduti in questi anni: da Gianni Alemanno a Paolo De Castro, da Mario Catania a Luca Zaia a Francesco Saverio Romano fino all’ultima imperatrice Nunzia De Girolamo che proprio a Napoli due mesi fa aveva dichiarato “lo sblocco dei pagamenti arretrati dei premi entro febbraio 2014”. Appunto. Ci siamo arrivati, ma nulla è avvenuto, nulla è cambiato in un decennio in cui lo Stato ha escluso gli ippici dall’ippica. Tagli al montepremi, tagli ai corrispettivi destinati agli ippodromi, prelievo sulla scommessa, assenza di programmazione e pubblicità. Il comparto ristagna mentre ippodromi, scommesse e allevamento stanno morendo.
Si è aperto così a Napoli il convegno “Ippica Futura” organizzato da Ippodromi Partenopei (al tavolo il presidente Pier Luigi D’Angelo) e da Galoppo e Trotto di Gianni Marchi, sito di informazione di settore. Difficile riassumere i molti interventi dei relatori che si sono registrati per fare il punto sull’ippica di oggi e su quella di domani, sulla governance che dovrà traghettare il comparto sulla sponda della salvezza, quella della riforma. Punti di vista e strategie diverse. Da Attilio D’Alesio (Coordinamento Ippodromi) a Melzi d’Eril (Federippodromi) e Cesare Meli (Federnat) sull’inscindibilità della scommessa dalle corse come primaria risorsa economica per il settore (contrario il primo favorevoli i secondi), da Paolo Russo componente Commissione Agricoltura alla Camera (Forza Italia) sull’affidamento diretto della gestione ippica alla filiera privata e del solo compito di controllo lasciato al Ministero, a Giorgio Sandi (Snai SpA), da Walter Ferrero (Fit Federazione Italiana Trotto) a Enrico Tuci (Imprenditori Ippici Italiani), fino agli allevatori Viani, Moscati e Carraretto, Pio Bruni (Sire), Mario Masini e Isabella Asti Bezzera per il galoppo, Francesco Gragnaniello (Unione Proprietari Trotto), moderati dal giornalista Giuseppe Moscuzza.
Per Enrico Tuci, presidente Imprenditori Ippici Italiani, “alle condizioni attuali non si può più fare impresa nell’ippica italiana per cui il ruolo degli imprenditori ippici, ovvero di proprietari e allevatori di trotto e di galoppo, è quello di avere una visione internazionale e di gestire l’ippica come un’azienda al fine di produrre risorse che consentano alla filiera di prosperare e di crescere. Il cambiamento sta arrivando – ha precisato Tuci – il Senato ha partorito la delega fiscale che passerà nei prossimi giorni alla Camera quindi la costituzione di Lega Ippica Italiana (art.14) presto consentirà all’ippica di ripartire”.
Per Giorgio Sandi, presidente Snai SpA collegato in diretta da Milano (in studio anche il giornalista Luigi Colombo) per illustrare i dati della perdita della scommessa ippica drammaticamente registrata dal 2006 ad oggi, è chiaro che “all’Italia manca una gestione professionale del prodotto che vende. In Francia il Quinté Plus registra su una singola corsa giocate per 5 milioni di euro equivalente al movimento prodotto da un anno di Quinté in Italia”.
Per Antonio Carraretto l’allevamento italiano ha i giorni contati perché “il sistema non può aspettare la riforma, occorre intervenire oggi sulla qualità per far si che i cavalli migliori continuino a nascere, parcheggiando temporaneamente le migliori fattrici all’estero, intervenendo sul premio allevatore attraverso un circuito di selezione e di valorizzazione di cavalli giovani e coordinando gli ippodromi europei più importanti per salvare la parte alta del sistema”.
Walter Ferrero segretario della neo nata Fit Federazione Italiana Trotto: “la nostra federazione, che raccoglie tutte le associazioni di categoria del trotto nazionale, proprietari, allenatori, driver e allevatori, è nata per dare forza agli imprenditori ippici piccoli e grandi affinché sia una sola voce a rappresentare al Ministero la drammaticità del momento in cui da una parte i cavalli hanno vinto premi per sette milioni di euro e dall’altra proprietari, allevatori e driver non vedono un soldo”.
Insomma l’ippica non può vivere con i soldi gestiti e distribuiti dallo Stato. I cavalli sono animali meravigliosi, gli attori principali, con proprietari e allevatori, dello spettacolo che va in scena sulle piste degli ippodromi, luoghi come “teatri dove lo spettatore vuole vedere le corse, i driver, i fantini, i cavalli, dove tutto deve funzionare nel rispetto delle regole” come sostiene Attilio D’Alesio Coordinamento Ippodromi contrario ad “un ippodromo modello casinò con Vtl e slot machine”.
Per Cesare Meli (Federnat) l’Italia ha i migliori cavalli del mondo ma è convinto che “la gente non sappia dove si trovino gli ippodromi. Dobbiamo far sapere quanto e’ bello lo spettacolo delle corse”.
Insomma un bilancio pesante che richiama tutti alla massima attenzione, all’unione e agli obiettivi immediati da realizzare attraverso l’apertura urgente di un tavolo con il ministro mipaaf Martina mentre l’allarme lanciato da Napoli fotografa un’ippica campana in cui allenatori e guidatori, a breve, non saranno più nelle condizioni economiche di poter far scendere i loro cavalli in pista.
lo.si.